Le proteine non specifiche di trasporto dei lipidi (nsLTPs) sono la causa più frequente di allergia alimentare negli adolescenti e negli adulti e la sensibilizzazione inizia in età infantile. L’allergia alle nsLTPs è una condizione clinica molto complessa da seguire, a causa della larga diffusione di queste proteine nel mondo vegetale e per la variabilità delle manifestazioni cliniche che vanno da lievi, come la sindrome orale allergica, a forme sistemiche gravi come lo shock anafilattico.

Si tratta di proteine resistenti alla cottura e alle variazioni di pH, quindi non vengono inattivate durante la digestione e arrivano fino all’intestino, provocando anche sintomi gastrointestinali.

Come approfondimento allego questo articolo della Commissione Allergie Alimentari della SIAIP

https://www.riaponline.it/wp-content/uploads/2019/01/03_Commissione_Calvani-1.pdf

Il motivo per cui ho voluto scrivere queste poche righe è perché vorrei sensibilizzare le persone su questa allergia, così diffusa ma ancora, in molti casi, difficile da gestire da parte soprattutto dei genitori, spesso lasciati a loro stessi. Mi capita che venga richiesta la mia consulenza da genitori con figli ai quali è stata diagnosticata l’allergia LTP e che, per vari motivi, hanno difficoltà a gestirla o temono che il proprio figlio possa andare incontro a malnutrizione per difetto, viste le numerose esclusioni alimentari. Generalmente viene richiesta la mia consulenza o appena dopo la diagnosi, prima che il centro di allergologia abbia avuto il tempo di formare il paziente in maniera esaustiva, o perché ai genitori è stata fornita semplicemente una lista di alimenti da escludere e poche altre indicazioni, spesso troppo generali e non personalizzate. Purtroppo il mio contributo è minimo e di poco aiuto se il centro di allergologia non prende in carico la famiglia inserendola in un percorso di consulenze e controlli frequenti che permettano di aggiornare la lista degli alimenti che possono essere assunti, aggiornando i risultati dei i vari test di tolleranza, controllando l’evoluzione dell’allergia.

Un’altra difficoltà riguarda l’eventuale mensa scolastica e la richiesta della dieta speciale: i genitori si lamentano del fatto che la dieta per allergia LTP è troppo restrittiva, in quanto esclude tutti gli alimenti che possono contenere le proteine LTP (praticamente quasi tutta la frutta e verdura e molti cereali), senza la possibilità di personalizzarla in base alle effettive tolleranze del bambino. Questo mette in difficoltà anche i pediatri che dovrebbero richiedere la dieta speciale, ma si ritrovano a dover combattere con dei protocolli troppo generalizzati.

Quindi, nella speranza che le famiglie di giovani pazienti allergici alle LTP possano essere seguite al meglio nella gestione della sintomatologia, e se tra voi ci sono genitori in attesa del controllo allergologico e confusi sul da farsi, ecco alcune semplici regole, ma credo fondamentali, che intanto potrete seguire:

– fare una lista degli alimenti assunti nell’ultimo periodo e che apparentemente non hanno provocato sintomi e continuare a somministrarli, anche se fanno parte della lista degli alimenti ai quali il bambino è risultato sensibile, perché la sensibilizzazione non necessariamente comporta lo sviluppo della sintomatologia;

– continuare ad escludere gli alimenti che hanno provocato la sintomatologia;

– prima di introdurre alimenti non assunti nell’ultimo periodo e che rientrano nella lista degli alimenti contenenti LTP, attendere la visita di controllo allergologica e/o i vari test di tolleranza che probabilmente verranno effettuati nel centro allergologico di riferimento;

 -non escludere alimenti solo perché compresi nella lista degli alimenti contenenti LTP;

– tenere un diario sulla sintomatologia e appuntare:

@ gli alimenti assunti appena prima della comparsa dei sintomi (nel caso di prodotti confezionati, appuntare anche la marca commerciale in modo da poter poi risalire all’etichetta riportante ingredienti ed additivi);

@ se il paziente ha effettuato attività fisica appena prima della comparsa dei sintomi;

@ se ha avuto febbre o ha assunto farmaci (ad esempio farmaci FANS).

Inoltre, visto che le proteine LTP posso disperdersi nell’acqua di cottura, è possibile cucinare le verdure, oltre al riso, con il metodo della bollitura, avendo cura di cambiare l’acqua di cottura a metà cottura (principalmente valido per verza, finocchi, asparagi, cavoli), in modo da abbassare la quantità di LTP – attenzione ad areare la cucina durante e/o dopo aver bollito le verdure.

… nella speranza che a questa allergia venga data la giusta importanza, anche burocraticamente.

Iolanda Ricci



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